MASON VICENTINO
Cenni storici Secondo alcune fonti storiche il toponimo Mason deriverebbe dal nome dell'antica famiglia romana Masone, secondo altre da mansiones o stazione stradale dell'epoca romana, ma potrebbe provenire anche da mansione, che nel Medio Evo significava podere. La mansio di Mason si trovava lungo la ”Pista dei Veneti“ che, proveniente da Sovizzo, toccava Schio e quindi, sempre costeggiando i monti, congiungeva l'Astico al Brenta, passando per Calvene, Lugo, Fara, Breganze, Mason, Mure, Molvena, Pianezze, Marostica, Marsan e Angarano per continuare fino al Piave. Quando nel 147 a.C. il console P. Postumio fece costruire la grande strada “Postumia”, che da Genova conduceva ad Aquileia, la “Pista dei Veneti” diminuì d'importanza. Intorno all'antica mansio, fornita di un cambio di cavalli per il servizio postale, sorse gradualmente un villaggio rurale o vicus, dipendente, durante l'amministrazione romana, dal vicino capoluogo o pagus di Breganze. La storia civile di Mason, dopo la donazione di Berengario (del 917) al vescovo di Padova Sibicone del Pedemonte e dell'Altopiano, è per molto tempo legata a quella di Breganze (quella di Villaraspa a Marostica). In seguito la corte de Maxone appare nominata in un documento del 1038 dell'abbazia di Nonantola del modenese e secondo i dati del 1262, raccolti nell'archivio della città di Vicenza, essa comprendeva anche Costavernese. Nell'anno 1227 il villaggio si ribellò al podestà di Vicenza ed Alberico da Romano distrusse il castello di Mason che apparteneva a Valeriano da Breganze. Non si sa quando esso divenne comune autonomo, ma già dal 1300 si parlava di Comune et uomini di Mason nei volumi dei Fondi di Santa Giustina di Padova. Gli Scaligeri, tra il 1311 e il 1387, controllarono il territorio di Mason e Marostica. Nell'anno 1312 i due paesi furono assediati dai Padovani e nel 1314 i medesimi soldati padovani, desiderosi di riavere Vicenza e di fiaccare gli Scaligeri, devastarono quanto si era salvato di Mason. Nel lungo periodo di pace che seguì alla dedizione spontanea di Vicenza a Venezia, tra il 1404 e il 1797, sorsero magnifiche ville e palazzi ispirati ai modelli classici, voluti dalle potenti famiglie degli Angaran, dei Cerato e dei Chiericati. Alla caduta della Repubblica di San Marco, dopo gli iniziali entusiasmi, il paese subì la pesante occupazione napoleonica e l'anno 1809 ricorda un terribile scontro a Ponteselo tra le truppe francesi e i villici stanchi delle tasse e dei dazi. Durante l'autoritaria dominazione austriaca, Mason fece parte del distretto di Marostica. Dopo l’unità d’Italia, la ripresa fu lenta e difficile e dal 1886 intere famiglie furono costrette a emigrare nelle Americhe. Trovandosi il paese nelle immediate vicinanze delle retrovie del fronte, il Primo Conflitto Mondiale rappresentò un periodo molto difficile per il territorio, mentre durante la Seconda Guerra Mondiale la gente patì le dure condizioni di vita imposte dal razionamento, dall'occupazione nazista e dai bombardamenti. Il flusso migratorio riprese anche nel dopoguerra e solo gli anni sessanta videro il rifiorire economico del paese. Ville, chiese e oratori Mason è posto tra bellissimi colli e fertili pianure dalle svariate coltivazioni e comprende la frazione di Villaraspa. Meritano sicuramente una visita le due chiese parrocchiali e gli oratori sparsi nel paese, molti dei quali sono annessi alle numerose ville e visitabili su richiesta o in occasione della festività annuale del santo a cui sono dedicati. La chiesa parrocchiale di Sant'Andrea a Mason nasce intorno al IX sec. Come una piccola cappella, ad uso degli abitanti di pianura, soggetta alla Pieve di Breganze. Solo in età tardomedievale raggiunse la sua autonomia di parrocchia. Ampliata nel 1500 e successivamente nel corso del 1600, fu ricostruita nel 1841 e, in seguito al terribile crollo della struttura avvenuto dopo l'inaugurazione, fu subito reinnalzata nel 1842. Nella maestosa facciata neoclassica quattro colonne giganti corinzie sostengono una poderosa trabeazione. Nel timpano campeggia il simbolo iconico della Trinità divina. Nei campi lisci laterali due nicchie portano le statue di San Pietro e di San Paolo. L'interno classicheggiante mostra, nella navata e nel presbiterio, dipinti ad affresco del 1845 di Sebastiano De Santi. Lungo la navata si possono ammirare tele di A. E G. Maganza e di altri pittori veneti del 1600-1700. L'elegante e raffinato campanile fu ultimato nel 1866. La chiesa parrocchiale di San Francesco d'Assisi nasce come oratorio nel 1612 ad uso degli abitanti della contrada di Villaraspa, anche se apparteneva alla comunità parrocchiale di Molvena. Divenne parrocchia nel 1624 e fu riedificata nel 1722 con un'elegante facciata a vela tripartita. L'interno ha altari laterali con colonnine e fregi di diaspro siciliano. Nelle incantevoli colline verso San Giorgio, immersa nel verde degli ulivi e dei ciliegi, sorge l'antica chiesa di San Pietro. Sorta prima del Mille, svolse funzioni di parrocchia nella zona montana di Mason e in una zona di San Giorgio di Perlena. Fu riedificata nel corso del 1400, ma con il progressivo spostarsi degli abitanti verso la pianura, nel 1643 appariva completamente abbandonata. Complice la solitaria bellezza del luogo, a partire dal 1700 fu meta di eremiti e, nel corso del tempo, passò di mano in mano ai nobili della zona Angaran, Grimani e Trevisan. Fu radicalmente restaurata nel 1957 e, successivamente, grazie all'opera del proprietario Ottorino Zanin e del Padre francescano Ireneo Forgiarini da Gemona ha ritrovato l'antico splendore. Oggi è un punto di riferimento per chi vuole vivere un'esperienza di ritiro spirituale e rinfrancare anima e corpo. L'atmosfera è raccolta, mistica e invita alla contemplazione. Molti prelati, vescovi, arcivescovi, cardinali, ministri generali francescani, uomini politici, del mondo della cultura e dello spettacolo, hanno gustato in questi anni la bellezza e l'atmosfera che questa chiesa emana. L'eremo è un ambiente religioso che, per la sua natura francescana, si apre al dialogo con tutte le grandi religioni. L'oratorio di Sant'Antonio fu edificato nel 1600 ad opera di Angelo e Carlo Turra e sorge al confine con Breganze. Sull'ingresso e all'interno, nei trafori delle transenne che dividono il coro dalla sacrestia, appare la torre, stemma degli antichi signori. Si può ammirare una tela dipinta del Santo, di Bartolomeo Cittadella, del 1692. Tra le numerose testimonianze di villa ricordiamo la signorile Angaran Delle Stelle di via Tarquinia, elegante costruzione del 1486. Il nome della via deriva da Tarquinio Angaran, vissuto nel 1500. La villa in seguito fu di proprietà dei Grimani, poi passò ai Da Porto ed è ora proprietà dei Bottecchia. La facciata interna è l'unica rimasta intatta nel corso dell'ultimo restauro, durante il quale furono aperte finestre moderne sul fronte strada e altre nella facciata posteriore. Nel portico, sotto le travi, si sviluppa una decorazione a grifi bifronti. Il Cevese parla della presenza di un affresco cinquecentesco con la Vergine ed il Bambin Gesù, San Francesco e L. Giustiniani. Villa Angaran Delle Stelle Cattaneo è una delle espressioni più raffinate del 1700. Progettata nel 1718, forse dall'architetto Muttoni, è in stile neoclassico. Trattasi di un complesso con casa padronale, casa del custode, deposito attrezzi, cantina, granai, case fittavoli, parco e oratorio. In un passaggio sotterraneo, che dalla casa del custode porta alla cantina, è riportata la data del 1600, il che fa presumere l'esistenza di una parte più antica. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu sede di stazionamento di truppe militari tedesche. L'attuale proprietario, il signor Lorenzo Cattaneo, ha condotto nel 1969 un radicale restauro di tutte le parti. Il piano nobile ha un bell'ingresso ad arco a tutto sesto profilato di conci, come pure le finestre laterali. Due coppie di paraste, ambo i lati, e due centrali, tutte con capitello ionico, creano cinque campi lisci nell'intonaco. L'architrave, spezzato al centro, porta in alto un bel timpano centrale con lo stemma della famiglia Angaran Delle Stelle. Il salone d'onore, alla veneziana, è adibito a convegni, concerti e feste. Le pareti mostrano dipinti a fresco di soggetto mitologico. Il soffitto è abbellito con stucchi in gesso e figure allegoriche delle arti. L'oratorio della nobile dimora, detto della Trasfigurazione, fu anticamente dedicato a San Sisto o a San Salvatore. Esso viene citato per la prima volta nel 1488. Ricostruito dai nobili Angaran nel 1571, mescola caratteri gotici a quelli classici. Insieme alla villa nel 1830 divenne proprietà dei nobili Grimani per passare ai Trevisan, ai Seganfreddo ed ora al signor Cattaneo. L'interno mostra un bell'altare in pietra con statue del Marinali e delle pregevoli tavole della Via Crucis alle pareti. Nell'arco trionfale affiorano tracce d'affresco del 1400. Nella piazza della chiesa parrocchiale si erge Villa Scaroni, ex municipio di Mason. È un bell'edificio del XVIII-XIX sec., un tempo circondato da mura che si estendevano fino al pozzo rimesso nell'antica sede negli anni '80 circa. La villa, che conserva ancora l'arco d'ingresso purtroppo diviso dal monumento ai Caduti, comprendeva la casa padronale ed adiacenze con granai e scuderie. Con il tempo la famiglia Scaroni perse parte dei suoi averi e l'edificio, dal dopoguerra fino a pochi anni fa, è stato adattato a sede municipale e ad ufficio postale. Poco distante, nel centro del paese, si trova Villa Gasparotto. L'edificio, antica proprietà Angaran, viene citato per la prima volta nel 1618 e comprende un vasto complesso con casa padronale, barchesse, cantina e oratorio. La facciata del fronte strada è semplice e austera; più elegante è quella rivolta verso il giardino. L'oratorio della villa, dedicato a San Francesco d'Assisi, è del XVI sec. Viene citato per la prima volta nel 1647 come proprietà del conte Francesco Angaran, passò poi al nobile Luca Grimani, alla famiglia Scaroni e oggi è dei signori Poletto. Su un'altura panoramica, tra Mason e Breganze, sorge Villa Cerato-Gualtiero. Trattasi di un complesso antico di villa composto da casa padronale, barchesse, colombara, cappella di San Biagio e resti di un monastero benedettino medioevale. Rimaneggiamenti si ebbero con l'aggiunta di un corpo di fabbrica adiacente a quello più antico. La villa attuale presenta un'architettura seicentesca, ove è difficile immaginare la residenza di una comunità religiosa. La famiglia Gualtiero ha valorizzato l'insieme, restaurando con cura i resti dell'antico passato. La facciata padronale sul cortile d'accesso, grandissima, è ritmata da tre aperture nei tre piani e trova il suo centro nell'arco d'ingresso del secondo '400, a ridosso dell'antico monastero, sormontato dallo stemma dei Cerato-Loschi con l'indicazione dell'anno 1591. La torretta è stata aggiunta nella tarda età romantica e lega il corpo padronale a ciò che rimane dell'antica struttura. Nel monastero, che appartenne ai monaci di Santa Giustina di Padova, si possono ancora visitare le celle e i locali dove si cucinava il pane, si preparava il formaggio e si faceva il bucato. Restano testimonianze del forno e del focolare. La corte conserva tracce dell'antico chiostro. L'oratorio, dedicato a San Biagio, ha origine nel XII sec. A causa delle continue dispute con gli abitanti del luogo per i pagamenti delle rendite, i monaci vendettero nel 1451 la proprietà ai signori Cerato, Angaran e Borgo. L'edificio fu ricostruito verso il 1456 circa. I nobili vicentini Cerato-Loschi ampliarono poi la cappella nel 1618 aggiungendo il presbiterio. Nella solennità di San Biagio la chiesa è aperta al pubblico per la benedizione della frutta. Spostandosi nella campagna verso sud si trova Villa Riello, antica residenza sei-settecentesca di campagna recentemente restaurata. Il fronte austero maschera la grande corte raccolta intorno alla casa padronale e alle antiche scuderie. Poco distante sorge l'oratorio di San Gaetano, che fu eretto nel 1722 dalla famiglia Guazzo ed è da molto tempo proprietà della villa. In contrà della Colombara, esistente già negli estimi catastali del 1525, rimane ancora una bella torre a tre piani. L'interno mostra un affresco con un corteo di dame, regine, cavalieri e cortigiani a cavallo. Le colombare erano, a partire dal '400, delle tipiche torri signorili che non avevano funzioni militari, ma segnavano di solito i confini della proprietà. Talvolta avevano lo scopo di affermare visivamente il prestigio e l'autorità dei grandi proprietari terrieri; nel contempo venivano usate per l'allevamento dei piccioni, i quali, nutrendosi dei cereali coltivati dagli affittuari e dai mezzadri, rifornivano di carne pregiata, a costo quasi nullo, le mense delle casate signorili. Procedendo verso Schiavon si incontra, lungo la strada Marosticana che conduce da Vicenza a Bassano, Villa Chiericati detta anche “el Palazzon”. L'edificio, che secondo alcuni storici risale al secondo 1600, fu dei Chiericati e dimora degli Angaran. Non fu mai portato a termine e ha subito nel tempo vari passaggi di proprietà che ne hanno alterato e frazionato gli interni. L'autore sembra risalire all'ambiente bassanese. Luogo di villeggiatura, divenne una base militare durante la Prima Guerra Mondiale. Il complesso comprende la casa padronale, manomessa in parte nel lato nord, le adiacenze con porticati, una bella corte con le abitazioni dei fittavoli, una colombara e l'adiacente cappella di San Gaetano. La facciata della villa è più alta con un elegantissimo cornicione a minuscoli dentelli. L'entrata principale è stata ristrutturata così come sono state modificate le aperture a destra. Il balcone del piano nobile è solenne per il frontone triangolare che lo sormonta e per la lunga balaustra sporgente sorretta da mensole. L'oratorio della villa è dedicato a San Gaetano, Sant'Antonio, San Nicola e San Carlo. Del tardo Seicento, è stato costruito da B. Chiericati e risistemato nel 1807 da L. Matteazzi. A Villaraspa c'è ancora un bel palazzotto signorile, forse del 1600, ora di proprietà Pigato: è Palazzo Viero. Non ci sono fonti sulla sua origine; i racconti popolari dicono che fosse proprietà di un ufficiale o sottoufficiale di Napoleone Bonaparte. I Viero erano grandi signori fiorentini, la cui presenza è documentata nell'Estimo di Molvena del 1525. Il palazzo, doppio, all'origine, nel fronte strada, era imponente nella sua struttura e aveva all'interno delle coperture a volta, dei grandi saloni e una scala in marmo rosso; all'esterno era affiancato da adiacenze agricole. Attività e manifestazioni A Mason pianura e collina offrono panorami di rara bellezza in ogni stagione. È particolarmente affascinante in primavera, quando si anima del bianco dei ciliegi in fiore e del giallo dei tarassachi che sbucano tra il verde dei prati. Le valli lo rendono fresco durante le calure estive e appare quasi magico ed invitante in autunno, quando si ammanta delle macchie gialle e rossastre dei vigneti e dei boschi. Merita certamente una visita il ricco patrimonio storico ed artistico. Chiese e ville sono degne di nota, ma anche le contrade mantengono ancora un certo sapore nostrano. Per chi ama salutari passeggiate si consiglia il sentiero naturalistico n° 1 della Valle dei mulini, che si snoda in un succedersi di paesaggi meravigliosi. Dei tre mulini esistenti in passato rimangono edifici in disuso, privi delle antiche ruote, ma ancora affascinanti e inclusi in un contesto ambientale ancora integro. La passeggiata, che dura circa due ore, è guidata dalla segnaletica. L'itinerario permette di godere di un ricco repertorio botanico e si possono avvistare uccelli, scoiattoli e, nell'ovattato silenzio del bosco, anche qualche capriolo. A metà percorso ci si può concedere una piacevole sosta all'antico Eremo di San Pietro, oasi mistica di pace. Il visitatore può riposare all'ombra di un bell'uliveto e camminare tra aiuole fiorite e ordinate. Tra le manifestazioni organizzate a Mason, da non perdere, il giorno di Pasquetta, la Marcia del Ciliegio in Fiore che vede migliaia di partecipanti sfilare lungo i quattro percorsi di 5, 6, 12 e 20 km tra i colli, i prati in fiore e i luoghi più caratteristici del paese. Nei pomeriggi di maggio e giugno l'area del Mercato si colora delle tante varietà di ciliegie conferite dai produttori locali. La prima domenica del mese di giugno, ogni anno, si svolge la famosa Festa del Durone Rosso con l'abbinata Mostra Mercato delle Ciliegie, che prevede l'esposizione dei prodotti delle cultivar cerasicole tipiche di Mason e dei paesi limitrofi, l'allestimento di stands enogastronomici e l'organizzazione di serate danzanti. Da ricordare, nella prima domenica di maggio, anche il tradizionale appuntamento della Sagra di Santa Croce di Villaraspa. Nei mesi di giugno e luglio viene proposta la rassegna Teatro in Collina con la presentazione di tre spettacoli che si svolgono nei cortili e nei giardini di case contadine e ville. All'Eremo di San Pietro, nella ricorrenza del Santo patrono, si celebra una festa di grande significato religioso che prevede una solenne processione liturgica con la partecipazione della banda musicale, l'esibizione di cori e la realizzazione di concerti. Ogni anno, nell'ambito del Gemellaggio con la cittadina francese Saint Germain La Blanche Herbe, gli abitanti di Mason vengono coinvolti in scambi culturali e festeggiamenti.


