MOLVENA

Abitanti 2662 Superficie 7,40 kmq, Altitudine 181 m s.l.m.

Cenni storici L'etimologia del nome Molvena desta grande interesse. Secondo l'Olivieri il toponimo porta con sé il ricordo di un antico fondo agricolo romano, poi scomparso in seguito all'invasione longobarda e allo spopolamento dovuto alle epidemie. Secondo altri il nome Molvena deriva dal latino multae venae, riferito alle molte vene d'acqua di cui abbondava un tempo il territorio. L'interpretazione più verosimile tuttavia è quella che lega Molvena a molarum vena, la cava della pietra da mola, che è molto antica e potrebbe aver dato origine alla prima contrada. La prima citazione del toponimo appare nel 1025 come possesso della famiglia Pedàola, potente e nobile dinastia feudale di vassalli del vescovo di Padova, che in epoca anteriore al Mille aveva eretto un castello di cui resta il toponimo Castellare, dove ora sorge l'asilo infantile, sull'orlo del ripido versante che, scendendo verso ovest, porta a Valderio. Nel 1262 Molvena era una delle quattro frazioni del comune di Marostica, dal quale si separò nel 1606. Il territorio era un tempo assai più vasto e comprendeva, fino al 1797, il versante ovest della montagna di San Luca e, fino al 1889, la frazione di Villaraspa. Il comune attualmente comprende due frazioni: Mure e Villa. L'unità amministrativa di Mure e di Molvena è relativamente recente e risale al 1889, quando Mure si staccò da Salcedo, mentre prima della metà dell'Ottocento faceva comune a sé. Nella documentazione storica Mure e Molvena appaiono unite nel 1100 come possesso, in parte a titolo di feudo e in parte a titolo di allodio, della famiglia nobiliare dei Pedàola, residente nel castello di Peòla, in località Planicia, e in quello di Molvena. Dai vescovi patavini i Pedàola ottennero in feudo anche un ampio territorio comprendente, fra l'altro, le Guizze, che venne poi diviso, verso il 1160-1170, tra i due rami della famiglia di Molvena e di Mure, preannunciando le future divisioni comunali. Già nel 1262 Mure è censito separatamente dal colmello di Molvena. Il nome Mure deriva dal tardo latino murus, muro di pietra, e indica un sistema di mura di protezione che sorgeva nell'attuale sito della chiesa o nelle sue immediate vicinanze, in via Soprachiesa. Il toponimo potrebbe alludere a un castello molto antico, risalente all'epoca dell'invasione degli Ungari, quando dall'898 al 955 moltissimi centri abitati furono fortificati con mura e palizzate, a difesa contro le ricorrenti e devastanti invasioni. Nel 1189 il castello era in piena efficienza e affidato ad uno dei due rami della famiglia Pedàola. Il Castellare di Mure cadde probabilmente in disuso tra il 1311 e il 1314 nella disastrosa guerra tra i Veronesi di Cangrande della Scala e i Padovani per il possesso del vicentino o ad opera del Comune di Vicenza che voleva fiaccare la forza della nobiltà feudale locale. Ancora più antica è l'origine della località Costavernese di Molvena, un tempo appartenuta a Mason e poi comune autonomo. Di Costavernese si trova il nome in un documento del 1134 del Brunacci: qui Ezzelino il Tiranno aveva dei beni, che dopo la sua morte furono dati, dalla città di Vicenza, alla chiesa e poi furono acquistati da un certo signor Marco di Gallo. La prima documentazione della frazione di Villa risale al 1262; il Regestum Possessionum di Vicenza parla di un villaggio altomedievale molto antico, anteriore al Mille, situato nella vicina piana di Val Onari ai piedi del Castro Pedàula, dal quale con ogni probabilità ebbero origine i villaggi vicini. Doglione delle Signore viene anche denominato il nucleo fortificato, con cerchia di mura a protezione dei feudatari, di un villaggio chiamato Villa Dulionis Dominarum. Alla fine del 1200 un documento fa riferimento a una Villa vetere, cioè vecchia, in rapporto implicito con una nuova, certamente quella attuale, che ne divenne l'erede nel nome quando, probabilmente nel corso del 1300, quella più antica scomparve. Ville, chiese e oratori Il comune di Molvena sistemato parte in collina e parte in pianura, ai piedi delle Prealpi vicentine, accanto alle naturali bellezze del territorio racchiude il suo patrimonio artistico nelle tre parrocchiali, elevate su tre alture diverse a ridosso della valle formata dal torrente Valderio, e in numerose ville alcune del XVI sec, ma soprattutto del XVIII-XIX sec. Nel centro del capoluogo di Molvena si può ammirare la chiesa di San Zenone. La bella costruzione viene nominata per la prima volta nel 1025. Nasce come cappella campestre dei nobili feudatari Pedàola ad uso di oratorio dei fondatori e dei discendenti e per ricavarne reddito dalle offerte dei fedeli. In un documento del 1189, che riporta gli atti di un processo della famiglia Pedàola celebrato a Padova nella Curia dei vassalli del vescovo, si parla anche della sua fondazione. Nella Decima papale del 1297 appare dipendente dalla chiesa di Marostica. Fu ampliata nel 1400 e ricostruita tra il 1761 e il 1784 nelle forme neoclassiche. È situata in collina ed è dedicata a San Zenone Vescovo e martire, di origine africana, vissuto a Verona e morto nel 372 circa. L'interno, a navata unica, è bello e armonioso. Spicca l'altare maggiore con le due grandi statue laterali di San Zenone e di Sant'Antonio da Padova in marmo di Carrara. L'altare della Madonna del Rosario, in marmo rosso di Francia intarsiato e con colonne attorcigliate, è di pregevole fattura. La nicchia, che ospita la statua della Vergine, è contornata da medaglioni dipinti con i Misteri del Rosario. Vi sono due opere di Leandro da Ponte: una porticina di tabernacolo, appena restaurata, con la Cena di Emmaus e una tavola che rappresenta la Beata Vergine, il vescovo San Zenone e San Sebastiano. Nel centro della frazione di Mure si può visitare la chiesa di Santo Stefano. Citata nel Regestum del 1262 e nella Decima papale del 1297 come cappella dipendente dalla Pieve di Santa Maria di Breganze, divenne chiesa autonoma sotto la dominazione veneziana. Fu ricostruita verso il 1745 e ampliata successivamente nel 1902. L'altare maggiore si distingue per le forme curvilinee barocche del paliotto e del ciborio, nonché per il coronamento delle porte laterali a valva di conchiglia e volute. Una cornice rococò ospita una pala ottocentesca, di Pietro Menegatti, che raffigura Santo Stefano con la veste rosso porpora di diacono. Il Santo patrono compare anche nella parete destra della navata, in un dipinto settecentesco di Gaetano Costalonga: egli è di fronte al sinedrio e poi viene lapidato. L'altare della Beata Vergine del Carmine e del Rosario si distingue per il virtuosismo barocco della lavorazione dei marmi. Tra il 1838 e il 1845 fu costruito il campanile quadrangolare merlato che ricorda le torri degli antichi castelli locali. Nella frazione di Villa si trova la chiesa di San Cristoforo. Già attestata prima del 1200, è più volte citata nel Regestum Possessionum del 1262 e del 1525. In un documento del 1439 e in un inventario del 1444 risulta unita alla chiesa di Molvena; poi fu divisa e annessa a quella di San Lorenzo di Pianezze. Divenne Parrocchia autonoma nel 1483. L'edificio odierno è del 1700. Tra le numerose testimonianze di villa ricordiamo la signorile residenza Mastai-Ferretti, che si intravede sulla sommità di un'altura sullo sfondo di un lussureggiante parco. I numerosi interventi attuati dai vari proprietari nel corso degli anni non permettono di datarne con sicurezza l'origine. Secondo alcune ricerche, condotte all'Archivio di Stato di Venezia dall'attuale proprietario, la struttura architettonica risale al 1700. Notizie più certe si hanno da quando fu acquistata, nella prima metà dell'800, dal pittore Cosroe Dusi, che ristrutturò e adattò l'edificio preesistente circondandolo di poderose mura. Verso la fine dell'800 il documento d'acquisto del deputato della sinistra storica Ippolito Venzo parla però ancora di una casa colonica. Fu trasformata in casa signorile verso il 1905 dal conte Fortunato Mastai Ferretti che sostituì le antiche mura con un bel giardino all'inglese. Il complesso, adattato a struttura turistica, comprende la casa padronale, ora albergo, e le adiacenze in parte adibite a ristorante e in parte ad uso rurale. Nel colle adiacente, collocata in posizione privilegiata e isolata sulla sommità di una collinetta, ci appare ad est, lungo la strada per Marostica, Villa Pigati-Ranzoli. La costruzione sfrutta a pieno la natura del sito per poter nel contempo vedere ed essere vista. L'edificio, che si colloca tra il 1700 e il 1800, è composto dalla casa padronale e dalle adiacenze retrostanti destinate al lavoro agricolo. Mascherato sul lato sud-est da mura di contenimento, il blocco massiccio mette in mostra una bella facciata signorile. Nella costa occidentale di Molvena si può scoprire Villa Gasparotto, ex complesso rurale del 1761 di notevole interesse. Prima era proprietà dei Baron di via Scura ed ora appartiene ai fratelli Gasparotto. La villa si trova in via Costabernardo e il nome fa pensare agli antichi proprietari Bernardi o Bernardo che coltivavano la terra a cereali, pascoli e foraggio fin dal 1546 circa. Il nome della contrà fa riferimento anche al culto di San Bernardo divenuto popolare nel XII-XIII sec. A Chiaravalle. Il complesso, recentemente rimaneggiato, comprende una corte con un bell'edificio padronale settecentesco affiancato ad una costruzione abitativa e ad una cappella; quest'ultima, ora inclusa in un altro edificio, è sconsacrata dal 1918, quando fu adibita ad alloggiamento militare. Non si sa a chi fosse dedicata. A Villa, lungo la strada che conduce a Pianezze, troviamo Casa Toaldo, un bell'edificio del 1700 noto per aver dato i natali al professor Toaldo, illustre docente presso l'Università di Padova e uno dei fondatori della moderna meteorologia. Vi nacque pure don Francesco, uomo colto e pio, e vi dimorò Mons. G. Poletto, autore di un commento sulla Divina Commedia. La villa verso il fronte strada ha una facciata imponente e reca una lapide che ricorda il 1719 e il 1792, anni di nascita e di morte del professor Toaldo. Composta da due piani e soffitta, presenta nel piano nobile una bella serliana con cornici in pietra della cava di Molvena. Dall'insediamento di via dell'Industria, si può raggiungere Ca' Dal Ferro, interessante complesso quattrocinquecentesco formato dalla casa padronale e da adiacenze agricole con grandi barchesse percorse da regolari teorie di archi. Trattasi di un insieme monumentale che veste con eleganza le forme classiche dell'architettura, purtroppo ora nascosto dalle recenti costruzioni industriali. Numerosi studi, compiuti dagli studenti della facoltà di Architettura di Venezia, attribuiscono l'edificio al 1470 circa, ma una struttura preesistente si potrebbe far risalire ai monaci benedettini che qui operavano bonificando le zone acquitrinose. Il complesso era un tempo cinto da mura di due metri circa di altezza, di cui si conservano tracce nel capitello posto in fondo alla via, ed era circondato da fossati e canali. Si racconta che qui sostò Napoleone Bonaparte alla fine del 1700. Ciò sembra improbabile perché il Muraro scrive che egli alloggiò a Villa Roberti a Bassano, tuttavia è plausibile che la villa nel 1797 sia divenuta stazione delle truppe napoleoniche ammassate nel territorio. Numerosi iscrizioni, nei muri della soffitta, documentano poi che fu luogo di acquartieramento di gente e soldati francesi durante la Grande Guerra. È stata poi adattata alle esigenze agricole dai fittavoli. L'interno presenta grandi focolari in pietra e tracce d'affresco. Attività e manifestazioni La fascia collinare di Molvena, grazie alla fertilità del terreno e al clima mite, è caratterizzata da coltivazioni di ciliegi, di vigneti, di ulivi e di ogni altra varietà di frutti. La località offre il meglio di sé in primavera, quando il verde dei monti si illumina del bianco dei ciliegi, del rosa dei peschi e dei mandorli e in autunno, quando le macchie boschive si accendono di mille colori. A tal proposito si può percorrere il sentiero di Costa Bernardo-Parisoni che parte dal centro e offre uno spettacolo assai suggestivo dei colli. Un'interessante sosta merita la vecchia segheria dei fratelli Covolo, in via Fogliati, che conserva al suo interno un sistema di taglio delle travi ancora perfettamente funzionante che sfrutta la caduta dell'acqua su una ruota da mulino e si rifà alla tecnica delle segherie di montagna, affinate dopo il '400 con la Repubblica veneziana. L'acqua necessaria al movimento della ruota è ben canalizzata in modo da garantire l'apporto di energia ed è regolata tramite un ingranaggio che, con un sistema di apertura e chiusura, modifica la portata dell'acqua che muove il mulino, variando così a piacimento la velocità di taglio. Costruita nei primi decenni del '900, nell'ambito di un preesistente mulino, è visitabile previo accordo con il proprietario. Terra di mulini e di rogge artificiali, scavate per prelevare l'acqua dai torrenti, per far girare le ruote dei mulini e far funzionare macine, pestarini, magli, seghe e folloni, Molvena vanta un ricco patrimonio artigianale nella segheria di Covolo Graziano, in via Grotta, lungo il Valderio e nei numerosi laboratori sorti lungo la roggia Angarana e il torrente Laverda.